Titolo: Nessuna Verità
thriller psicologico
Self-publishing
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Quando Laura, tecnico di laboratorio dell’Agribio Research, trova
un’alta percentuale di diserbante nel grano, il mondo le crolla addosso. Non sa
cosa fare perché nessuno le crederebbe, visto il suo passato. Laura sa chi c’è
dietro, o almeno è quello che le ripetono le voci nella sua testa tutti i
giorni, ma non immagina quanto alti siano gli interessi delle persone
coinvolte. E quando pensa di aver trovato la soluzione, ecco che qualcosa sconvolge
di nuovo la sua vita, riportandola indietro nel tempo, a quando tutti la
credevano pazza. Perché forse Laura pazza lo è davvero, perché quelle voci la
torturano e le dicono di fare cose che lei non osa nemmeno pensare. Anche a suo
figlio. Laura sa di aver ragione ma sa anche di non poter contare su nessuno
per trovare quella che per tutti è una verità che non esiste.
Eccomi con una nuova recensione, questa volta parliamo di un
thriller psicologico. Mi sono sempre piaciuti i gialli e i thriller e ammiro
chi li scrive proprio per la complessità di questi generi. Inoltre, devo dire
di essere particolarmente attenta e critica quando ne leggo.
Nessuna Verità ha come
protagonista Laura, una donna che si ritrova a crescere un figlio da sola in
seguito alla perdita del marito, cosa che le crea anche un profondo disagio psicologico.
La donna lotta da anni contro una pesante depressione, poco curata tra l’altro,
che la porta a sentire delle voci. Un po’ come se nella sua testa si annidasse
qualcuno che la deride e offende continuamente, dandole dell’incapace. E non
sono solo queste voci a darle addosso continuamente, ma anche le persone a lei
più vicine, le stesse che dovrebbero darle un minimo d’aiuto.
La storia gira attorno al lavoro di Laura, che si occupava di
analisi di laboratorio sul grano prima della morte del marito, per poi vedersi
declassata a causa delle sue condizioni psicologiche. Insomma, un giorno le
vengono nuovamente assegnate delle analisi da fare e scopre qualcosa che non
quadra riguardante la materia prima di una delle più grosse fabbriche
produttrici di pasta. Da qui parte una vera e propria lotta tra la
protagonista, le voci dentro la sua testa e un po’ tutti quelli che le stanno vicini.
C’è chi li dà della pazza o dell’inaffidabile e nessuno le crede quando cerca di
portare alla luce ciò che ha scoperto. A un certo punto stenta a crederci lei stessa.
Ho trovato la vicenda di per sé abbastanza avvincente, l’idea di
fondo molto originale e il libro curato dal punto di vista della forma, ma non
l’ho amato. Sono gusti assolutamente soggettivi e per questo non voglio che
influenzino altri lettori, però mi sembra anche giusto esprimere il mio punto
di vista. Ho trovato le voci nella testa della protagonista troppo presenti nella
narrazione e troppo ripetitive, non ho esperienza in merito e non so se le voci
che un malato mentale sente siano davvero di quel genere, però per mio gusto
personale ne avrei tolta la metà, magari facendo capire che c’erano ma senza riportarle.
Inoltre non sono riuscita a immedesimarsi nella protagonista, non ha acceso in
me quella scintilla che solitamente cerco in un libro. Ma la cosa che invece mi
ha lasciata più spiazzata è il finale, e non spiazzata in positivo purtroppo.
Non posso darvi troppe informazioni per ovvie ragioni (si tratta del finale di
un thriller!), ma dico solo che non mi è piaciuto il messaggio…
Elena Daniela P.
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