lunedì 15 marzo 2021

Recensione: "La regola del Leviatano" di Claudia Pellegrini

 



TITOLO: La regola del Leviatano

AUTRICE: Claudia Pellegrini

CASA EDITRICE: Segreti in giallo Edizioni

GENERE: giallo storico

PAGINE: 533

PREZZO AMAZON: cartaceo €23,00 / e-book €3,99 (disponibili con KU)

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Roma, 1750. Anno del Giubileo.

Una serie di omicidi sconvolge il rione di Regola.

Le vittime, tutte donne, sembrano essere legate a uno strano e agghiacciante rituale che si consuma nelle varie chiese del quartiere.

La gravità degli accadimenti coinvolge la potente e pericolosa famiglia Corneto che a Regola spadroneggia e deve a tutti i costi scoprire chi si cela dietro questi orribili delitti.

Cassiopea, la nipote del capofamiglia, una donna intelligente, intraprendente e spietata, cercherà di venire a capo della intricata matassa.

Inizierà così un gioco letale tra potere e vendetta, ragione e male assoluto che la condurrà al cuore della Chiesa e all'incontro con Asmodeo Misericordia. Quest'ultimo getterà scompiglio nella sua mente e nelle indagini, fino al clamoroso epilogo.



Quest’oggi andrò a recensire un giallo dall’ambientazione storica. Ci tengo a dire sin da subito che ci sono stati elementi che ho apprezzato molto e altri meno, ma si tratta sempre di opinioni personali. Ci tengo sempre a essere sincera, quindi dirò tutto quello che ho pensato leggendo questo romanzo, partendo dagli aspetti che più mi sono piaciuti.

Come prima cosa, ho apprezzato moltissimo l’ambientazione, sia temporale che fisica. Ci troviamo in una Roma del 1750 davvero ben descritta. Leggendo, mi è sembrato di trovarmi a passeggiare in compagnia di Cassiopea Corneto per i vicoli di Roma. Mi collego a questo per dire che le descrizioni ambientali sono davvero ben scritte, ricche di dettagli e che − anche se non sono un’amante dei testi troppo descrittivi − le ho apprezzate.

Altra cosa che mi è piaciuta moltissimo sono stati i nomi dei personaggi, davvero molto originali e adatti al carattere del personaggio stesso, dai protagonisti ai servitori, al personaggio che ha fatto soltanto qualche sporadica comparsa, davvero tutti ben descritti. Qui avrei qualcosa da ridire: trovo bellissimo il fatto di dare un proprio spazio a ogni personaggio, anche ai più infimi, ma in un romanzo così complesso e lungo, certe descrizioni di questi ultimi non erano necessarie. A volte trovo che il superfluo arricchisca, in questo caso, purtroppo, l’ho trovato stancante.

Ma torniamo alle note positive. Ho amato la protagonista di questo romanzo. Si tratta di una donna tutta d’un pezzo, con un carattere piuttosto forte, indipendente e noncurante delle voci che girano sul proprio conto. Non sposata, nonostante abbia superato l’età in cui solitamente si osava accasarsi, sempre pronta a dire la sua e mai a chinare il capo, nemmeno al cospetto del Papa in persona… nulla di strano, direte, insomma, è una donna indipendente e padrona di sé, cosa ci sarà mai di così speciale? Ecco, ci troviamo nel XVIII secolo! In un periodo in cui le donne dovevano camminare a capo chino e servire umilmente il proprio consorte, cosa che di sicuro Cassiopea Corneto non avrebbe mai fatto. Ma la nostra protagonista non è solo questo, sotto sotto è anche lei una donna a tratti fragile, nonostante la corazza che si è costruita negli anni, che annaspa per farsi accettare per quella che è, in un mondo governato dagli uomini. È sì una donna forte, ma possiede dei lati anche oscuri, nonché arriva a lasciarsi travolgere da sentimenti che non si sarebbe mai aspettata di poter provare e dai quali tenta in tutti i modi di non lasciarsi travolgere. Qui devo dire una cosa che mi sono portata dentro per la maggior parte della lettura di questo romanzo: il fatto che la protagonista si trovi in quello stato d’animo così esagerato lo trovo eccessivo, dato che è dovuto a un solo incontro con quello che considera l’artefice dei suoi mali. Trovo eccessivo sia così tormentata perché di effettivo non c’era ancora stato nulla che possa giustificare quelle sue reazioni, e ne ho cercate di ragioni, ho provato a mettermi nei suoi panni, ho provato a pensare come una donna del suo calibro e della sua epoca, ma non ho ancora trovato spiegazione a tutto ciò. A maggior ragione, visto il suo carattere forte, avrebbe dovuto prendere il tutto molto più alla leggera.

A tratti mi è piaciuto anche il lessico usato dall’autrice, adatto all’epoca e con qualche francesismo qua e là, che dà leggerezza al tutto, ma credo che avrebbe avuto bisogno di un po’ più di riguardi. Ho trovato qualche termine che stonava con il lessico complessivo ed è un peccato.

Ho trovato alcune parti eccessivamente descrittive, tanto da farmi venire voglia di saltare qualche pagina, soprattutto verso la fine. Ecco, la storia di per sé la trovo bella, mi ha fatto piacere leggerla, ma quello che mi è rimasto più impresso a fine lettura sono i miei stati d’animo mentre leggevo descrizioni e descrizioni di ogni minima cosa, di ogni minimo personaggio, di ogni minimo luogo. Ci sono paragrafi interi di descrizioni di monumenti o personaggi storici che avrei preferito vedere inserite in una nota a piè pagina, così da poter scegliere se leggere o meno. Credo che tutto questo faccia un po’ perdere di vista la storia principale, e non solo al lettore, ma anche ai personaggi stessi: ci sono parti davvero sostanziose in cui dei delitti non se ne parla proprio, in cui sembra quasi che perfino i personaggi stessi se ne siano dimenticati. A tratti si “respira” l’urgenza che Cassiopea ha di scovare l’assassino o almeno di capire quale sarebbe potuta essere la vittima successiva, così da salvarle la vita, a tratti invece sembra che perda tempo facendo tutt’altro che occuparsi del caso, lei come gli altri protagonisti.

Purtroppo ho un occhio molto attento quando leggo, a discapito degli autori, lo so, quindi ho notato qualche errore − alcuni che reputo anche gravi −, che però non voglio elencare in questa sede. Ho notato anche un’incongruenza nella trama, che però si colloca verso la fine e non voglio fare spoiler, quindi anche su questo sorvolerò. Però devo dire che questo romanzo avrebbe sicuramente avuto bisogno di più cura. Si nota la mancanza di un editing professionale, o almeno di una correzione delle bozze, che onestamente non so se sia stata fatta o meno, ma in caso affermativo, è stata fatta davvero male. Alcuni periodi sono eccessivamente lunghi e contorti, tanto da far perdere il lettore, e l’utilizzo della punteggiatura purtroppo non è delle migliori, quindi non aiuta molto. Mi dispiace dire tutte queste cose, ma credo nell’importanza dell’onestà, quindi ritengo sia importante dire quello che si pensa.

L’ultima cosa che dirò e che purtroppo non è positiva, è che non mi è piaciuto il finale, per nulla. Allora, l’autrice si è prolungata per cinquecento pagine a narrare l’intera vicenda, con tanto di dettagli su ogni cosa, che alla fine il lettore si trova stremato, non vede l’ora di scoprire il perché di tutta quella faccenda, e questa viene liquidata in pochi paragrafi, senza dare una spiegazione completa di tutto. Ecco, trovo davvero inverosimile che una come Cassiopea, dopo tutto quello che aveva passato per capire cosa avesse spinto l’assassino ad agire in quel modo, non esiga una spiegazione. Trovo eccessiva anche la sua reazione nei riguardi di quest’ultimo. Inoltre, l’epilogo offre ancor meno dato che per pagine e pagine ci si ritrova a leggere di gatti… tra i nomi dei quali ho trovato un errore che reputo gravissimo: il nome del conte di cui si vuole parlare non è Vlad Ţepeş III Drăculea, ma semplicemente Vlad Ţepeş III, detto Dracul, che tutti noi conosciamo come Dracula. Questo errore sinceramente non sono riuscita a fingere di non vedere perché ritengo che se si vuole parlare in un proprio scritto di un personaggio storico realmente esistito, si dovrebbe almeno fare della ricerca e scriverne il nome correttamente, altrimenti avrei benissimo accettato se fosse stato citato soltanto con il suo soprannome: Dracula.

Mi dispiace davvero tanto dover fare una recensione così negativa, spero non venga intesa come una sorta di cattiveria da parte mia, non è mia intenzione. Ho solo esposto ciò che penso e che ho pensato mentre leggevo. E devo dire che mi dispiace da morire, perché leggendo le prime pagine ero davvero entusiasta di questo romanzo, mi piacciono le ambientazioni storiche (l’ho usata per il mio romanzo, quindi chi più di me può capire la difficoltà di uno scritto di questo genere?!) e adoro i gialli / noir e tutto ciò che ne deriva, ma sono rimasta delusa. Giuro che non è da me, ma se non lo avessi dovuto leggere per fare questa recensione, probabilmente lo avrei chiuso dopo meno della metà; un libro così lungo e complesso senza un adeguato editor alle spalle è davvero un azzardo.

Elena Daniela P.

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