TITOLO: La regola del Leviatano
AUTRICE: Claudia Pellegrini
CASA EDITRICE: Segreti in giallo
Edizioni
GENERE: giallo storico
PAGINE: 533
PREZZO
AMAZON: cartaceo
€23,00 / e-book €3,99 (disponibili con KU)
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AMAZON: https://www.amazon.it/regola-del-Leviatano-Collana-Segreti
Roma, 1750. Anno del Giubileo.
Una serie di omicidi sconvolge il rione di Regola.
Le vittime, tutte donne, sembrano essere legate a
uno strano e agghiacciante rituale che si consuma nelle varie chiese del
quartiere.
La gravità degli accadimenti coinvolge la potente
e pericolosa famiglia Corneto che a Regola spadroneggia e deve a tutti i costi
scoprire chi si cela dietro questi orribili delitti.
Cassiopea, la nipote del capofamiglia, una donna
intelligente, intraprendente e spietata, cercherà di venire a capo della
intricata matassa.
Inizierà così un gioco letale tra potere e
vendetta, ragione e male assoluto che la condurrà al cuore della Chiesa e
all'incontro con Asmodeo Misericordia. Quest'ultimo getterà scompiglio nella
sua mente e nelle indagini, fino al clamoroso epilogo.
Quest’oggi andrò a recensire un giallo dall’ambientazione
storica. Ci tengo a dire sin da subito che ci sono stati elementi che ho
apprezzato molto e altri meno, ma si tratta sempre di opinioni personali. Ci
tengo sempre a essere sincera, quindi dirò tutto quello che ho pensato leggendo
questo romanzo, partendo dagli aspetti che più mi sono piaciuti.
Come prima cosa, ho apprezzato moltissimo l’ambientazione,
sia temporale che fisica. Ci troviamo in una Roma del 1750 davvero ben
descritta. Leggendo, mi è sembrato di trovarmi a passeggiare in compagnia di
Cassiopea Corneto per i vicoli di Roma. Mi collego a questo per dire che le
descrizioni ambientali sono davvero ben scritte, ricche di dettagli e che −
anche se non sono un’amante dei testi troppo descrittivi − le ho apprezzate.
Altra cosa che mi è piaciuta moltissimo sono stati i nomi
dei personaggi, davvero molto originali e adatti al carattere del personaggio
stesso, dai protagonisti ai servitori, al personaggio che ha fatto soltanto
qualche sporadica comparsa, davvero tutti ben descritti. Qui avrei qualcosa da
ridire: trovo bellissimo il fatto di dare un proprio spazio a ogni personaggio,
anche ai più infimi, ma in un romanzo così complesso e lungo, certe descrizioni
di questi ultimi non erano necessarie. A volte trovo che il superfluo arricchisca,
in questo caso, purtroppo, l’ho trovato stancante.
Ma torniamo alle note positive. Ho amato la protagonista di
questo romanzo. Si tratta di una donna tutta d’un pezzo, con un carattere
piuttosto forte, indipendente e noncurante delle voci che girano sul proprio
conto. Non sposata, nonostante abbia superato l’età in cui solitamente si osava
accasarsi, sempre pronta a dire la sua e mai a chinare il capo, nemmeno al
cospetto del Papa in persona… nulla di strano, direte, insomma, è una donna
indipendente e padrona di sé, cosa ci sarà mai di così speciale? Ecco, ci troviamo
nel XVIII secolo! In un periodo in cui le donne dovevano camminare a capo chino
e servire umilmente il proprio consorte, cosa che di sicuro Cassiopea Corneto
non avrebbe mai fatto. Ma la nostra protagonista non è solo questo, sotto sotto
è anche lei una donna a tratti fragile, nonostante la corazza che si è
costruita negli anni, che annaspa per farsi accettare per quella che è, in un
mondo governato dagli uomini. È sì una donna forte, ma possiede dei lati anche
oscuri, nonché arriva a lasciarsi travolgere da sentimenti che non si sarebbe
mai aspettata di poter provare e dai quali tenta in tutti i modi di non
lasciarsi travolgere. Qui devo dire una cosa che mi sono portata dentro per la
maggior parte della lettura di questo romanzo: il fatto che la protagonista si
trovi in quello stato d’animo così esagerato lo trovo eccessivo, dato che è
dovuto a un solo incontro con quello che considera l’artefice dei suoi mali.
Trovo eccessivo sia così tormentata perché di effettivo non c’era ancora stato
nulla che possa giustificare quelle sue reazioni, e ne ho cercate di ragioni,
ho provato a mettermi nei suoi panni, ho provato a pensare come una donna del suo
calibro e della sua epoca, ma non ho ancora trovato spiegazione a tutto ciò. A
maggior ragione, visto il suo carattere forte, avrebbe dovuto prendere il tutto
molto più alla leggera.
A tratti mi è piaciuto anche il lessico usato dall’autrice,
adatto all’epoca e con qualche francesismo qua e là, che dà leggerezza al
tutto, ma credo che avrebbe avuto bisogno di un po’ più di riguardi. Ho trovato
qualche termine che stonava con il lessico complessivo ed è un peccato.
Ho trovato alcune parti eccessivamente descrittive, tanto
da farmi venire voglia di saltare qualche pagina, soprattutto verso la fine.
Ecco, la storia di per sé la trovo bella, mi ha fatto piacere leggerla, ma
quello che mi è rimasto più impresso a fine lettura sono i miei stati d’animo
mentre leggevo descrizioni e descrizioni di ogni minima cosa, di ogni minimo
personaggio, di ogni minimo luogo. Ci sono paragrafi interi di descrizioni di
monumenti o personaggi storici che avrei preferito vedere inserite in una nota
a piè pagina, così da poter scegliere se leggere o meno. Credo che tutto questo
faccia un po’ perdere di vista la storia principale, e non solo al lettore, ma
anche ai personaggi stessi: ci sono parti davvero sostanziose in cui dei
delitti non se ne parla proprio, in cui sembra quasi che perfino i personaggi
stessi se ne siano dimenticati. A tratti si “respira” l’urgenza che Cassiopea
ha di scovare l’assassino o almeno di capire quale sarebbe potuta essere la
vittima successiva, così da salvarle la vita, a tratti invece sembra che perda
tempo facendo tutt’altro che occuparsi del caso, lei come gli altri
protagonisti.
Purtroppo ho un occhio molto attento quando leggo, a
discapito degli autori, lo so, quindi ho notato qualche errore − alcuni che
reputo anche gravi −, che però non voglio elencare in questa sede. Ho notato
anche un’incongruenza nella trama, che però si colloca verso la fine e non
voglio fare spoiler, quindi anche su questo sorvolerò. Però devo dire che
questo romanzo avrebbe sicuramente avuto bisogno di più cura. Si nota la
mancanza di un editing professionale, o almeno di una correzione delle bozze,
che onestamente non so se sia stata fatta o meno, ma in caso affermativo, è
stata fatta davvero male. Alcuni periodi sono eccessivamente lunghi e contorti,
tanto da far perdere il lettore, e l’utilizzo della punteggiatura purtroppo non
è delle migliori, quindi non aiuta molto. Mi dispiace dire tutte queste cose,
ma credo nell’importanza dell’onestà, quindi ritengo sia importante dire quello
che si pensa.
L’ultima cosa che dirò e che purtroppo non è positiva, è
che non mi è piaciuto il finale, per nulla. Allora, l’autrice si è prolungata
per cinquecento pagine a narrare l’intera vicenda, con tanto di dettagli su
ogni cosa, che alla fine il lettore si trova stremato, non vede l’ora di
scoprire il perché di tutta quella faccenda, e questa viene liquidata in pochi
paragrafi, senza dare una spiegazione completa di tutto. Ecco, trovo davvero
inverosimile che una come Cassiopea, dopo tutto quello che aveva passato per capire
cosa avesse spinto l’assassino ad agire in quel modo, non esiga una
spiegazione. Trovo eccessiva anche la sua reazione nei riguardi di quest’ultimo.
Inoltre, l’epilogo offre ancor meno dato che per pagine e pagine ci si ritrova
a leggere di gatti… tra i nomi dei quali ho trovato un errore che reputo
gravissimo: il nome del conte di cui si vuole parlare non è Vlad Ţepeş III Drăculea,
ma semplicemente Vlad Ţepeş III, detto Dracul, che tutti noi conosciamo come
Dracula. Questo errore sinceramente non sono riuscita a fingere di non vedere
perché ritengo che se si vuole parlare in un proprio scritto di un personaggio
storico realmente esistito, si dovrebbe almeno fare della ricerca e scriverne
il nome correttamente, altrimenti avrei benissimo accettato se fosse stato
citato soltanto con il suo soprannome: Dracula.
Mi dispiace davvero tanto dover fare una recensione così negativa,
spero non venga intesa come una sorta di cattiveria da parte mia, non è mia intenzione.
Ho solo esposto ciò che penso e che ho pensato mentre leggevo. E devo dire che
mi dispiace da morire, perché leggendo le prime pagine ero davvero entusiasta
di questo romanzo, mi piacciono le ambientazioni storiche (l’ho usata per il
mio romanzo, quindi chi più di me può capire la difficoltà di uno scritto di
questo genere?!) e adoro i gialli / noir e tutto ciò che ne deriva, ma sono
rimasta delusa. Giuro che non è da me, ma se non lo avessi dovuto leggere per
fare questa recensione, probabilmente lo avrei chiuso dopo meno della metà; un
libro così lungo e complesso senza un adeguato editor alle spalle è davvero un
azzardo.
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