domenica 14 febbraio 2021

Intervista: Franco Casadidio, autore di "Il volo del canarino"

 

Sono lieta di iniziare questa nuova parte – quella delle interviste agli autori – con Franco Casadidio, l’autore di “Il volo del canarino” e non solo, ma ci dirà lui stesso di più. Per quanto riguarda “Il volo del canarino”, nella sezione “Recensioni” di questo blog ne parlo, racconto le mie impressioni dopo averlo letto. Vi invito tutti a dare un’occhiata non solo alla mia recensione, che può essere soggettiva, ma al romanzo stesso; merita davvero, merita di essere letto e diffuso il più possibile, non solo per il tema trattato, ma anche per l’accuratezza con cui determinati fatti vengono riportati e per l’abilità dell’autore di far arrivare al lettore dei messaggi davvero significativi.



Raccontaci un po’ di te. Cosa fai nella vita? Come ti sei avvicinato alla scrittura?



Vivo a Terni, dove sono nato 50 anni fa e dove svolgo la professione di impiegato presso la segreteria didattica di un Liceo. È un lavoro che a me piace molto perché mi consente di stare a contatto con i giovani, una cosa molto stimolante, anche se impegnativa.

La scrittura è stata una delle mie grandi passioni fin da quando ero ancora un ragazzo, mi è sempre piaciuto scrivere e questo ha fatto sì che continuassi a farlo anche in età adulta. Inizialmente scrivevo tenendo gli scritti per me poi, nel 2015, ho provato a pubblicare il mio primo libro, dal titolo “Quando arriverà la primavera”, una raccolta di cinque racconti ambientati a Monaco di Baviera.

Quell’esperienza devo dire che è stata più che positiva, anche grazie alla serietà e alla professionalità della casa editrice GoWare, che ha creduto in me fin da subito. Così nel 2016 è uscito il mio secondo libro “L’impronta del diavolo” e nel 2018 “Il volo del canarino”, il mio ultimo – per ora – romanzo.



Bellissime esperienze! Questo mi porta a chiederti da dove deriva la tua passione per la storia, visto che non ha a che vedere con il tuo lavoro. E mi sembra anche di capire che nei tuoi romanzi compare sempre la Germania, come mai?



La storia, insieme alla scrittura, è l’altra mia grande passione, una passione innata, motivo per cui, ogni volta che mi chiedono da dove nasce, io non riesco mai a dare una risposta concreta. Penso di averla sempre avuta perché ricordo che, all’età di dieci anni circa, in estate mi divertivo a leggere le pagine dedicate alla storia in un’enciclopedia per ragazzi che avevo in casa e a elaborare dei riassunti che poi trascrivevo su un quaderno che custodivo gelosamente. Scrittura, quindi, ma anche storia e, naturalmente, Germania come mie grandi passioni.

Quello tedesco è un Paese che mi ha sempre affascinato, così come la sua cultura e le sue tradizioni. Anche in questo caso penso si tratti di qualcosa di innato, che mi porto dietro da sempre. Così, quando ho deciso di pubblicare il mio primo libro, mi è sembrato naturale unire queste tre grandi passioni ed ecco com’è nato “Quando arriverà la primavera”.



Capisco benissimo, anch’io condivido questa passione, in particolare per la storia contemporanea tedesca. Invece l’idea di scrivere “Il volo del canarino”? Com’è nata?



Da appassionato di storia e in particolare di storia moderna, mi stuzzicava l'idea di scrivere un libro che avesse come argomento centrale il più grande dramma che la storia umana abbia mai vissuto, quello della Shoah. Non essendo uno storico di professione, però, ma solo per passione, non potevo certo scrivere un saggio, per cui ho pensato di scrivere un romanzo in cui, attraverso il racconto della storia di due ragazzi e del loro amore, potessi raccontare anche la "Grande storia", quella con la S maiuscola, quella che a volte sembra passare sopra le nostre teste quasi senza lasciar traccia e che, invece, ha un impatto forte su ognuno di noi.

Volevo contribuire a far conoscere meglio quel periodo, anche nei particolari meno noti, quelli che non si trovano sui libri di storia di scuola, quelli che pochi conoscono. Voleva essere un tributo alla storia ma anche e soprattutto, al sacrificio di 6 milioni di esseri umani, affinché nessuno possa mai dimenticare quello che è accaduto.



Mi trovi d’accordo su tutto e, a mio avviso, sei riuscito benissimo nel tuo intento di rendere omaggio a quella parte di storia, il tutto senza la “pesantezza” che potrebbe avere un saggio, soprattutto agli occhi dei più giovani. Ed è proprio per la tua bravura nell’incastrare il tutto così bene che mentre leggevo mi sono posta questa domanda: quanto di questo libro è fantasia dell’autore e quanto c’è di vero, di eventi realmente accaduti?



Il libro, come hai avuto modo di constatare personalmente, è un continuo "incastro" tra le vicende dei due protagonisti, Jürgen e Sara, e quelle dei principali protagonisti della storia tedesca della prima metà del Novecento.

Bene, i due ragazzi e le rispettive famiglie sono frutto della mia fantasia, tutti gli altri personaggi presenti nel romanzo, così come gli avvenimenti narrati, sono assolutamente veri. Nel libro si raccontano episodi come "La notte dei lungi coltelli", l'attentato a Hitler a opera di Georg Elser, "La notte dei cristalli", "L'incidente di Gleiwitz", la conferenza di Wannsee e tanti altri ancora, tutti realmente accaduti.

Allo stesso modo, i protagonisti si trovano a interloquire con Hitler, Goring, Goebbels, Himmler, Heydrich, von Stauffenberg e molti altri ancora, tutti personaggi storici che hanno segnato quegli anni e anche i successivi e credo che tutto questo sia uno dei motivi di successo di questo libro.



Esattamente, è stato proprio questo perfetto incastro tra le due parti – storia personale dei protagonisti e periodo storico narrato, nonché le varie figure storiche citate – che mi ha portata a chiedermi se Sara e Jürgen fossero esistiti realmente.

Per quanto riguarda la parte di storia, narrata così dettagliatamente, hai fatto delle ricerche particolari durante la stesura del romanzo oppure sono tutte conoscenze che avevi già maturato prima di dedicarti a “Il volo del canarino”?



Inutile negare che, alla base di tutto, ci deve essere una grande passione. Scrivere un romanzo storico vuol dire raccontare degli avvenimenti effettivamente accaduti, parlare di personaggi realmente esistiti. Per fare questo in maniera seria e con la massima professionalità bisogna documentarsi, in modo preciso, pignolo, senza lasciare nulla al caso. Fare tutto questo, come è ovvio, richiede tempo e anche sacrificio e senza una vera passione, è qualcosa difficile da realizzare. Io, personalmente, leggo moltissimi saggi storici ma anche biografie che mi permettono di penetrare a fondo gli aspetti privati e meno noti di personaggi famosi che, troppo spesso, conosciamo solo superficialmente.

Tutti sanno chi era Hitler e cosa ha fatto nella sua vita, ma quanti sono al corrente, ad esempio, che non era tedesco ma austriaco? E quanti sanno che, proprio lui che avrebbe scatenato la più sanguinosa guerra che si sia mai combattuta, appena compiuta la maggiore età scappò dalla sua madrepatria proprio per non fare il servizio militare? O, ancora, che da giovane aveva avuto un rapporto difficilissimo con il padre, ma adorava letteralmente sua madre tanto da soffrirne la perdita ancora in età adulta?

Ecco, prima di scrivere un romanzo storico bisogna studiare, conoscere, sviscerare fatti e personaggi, ma lo si può fare solo avendo una grande passione per la storia a tenerci compagnia.

La maggior parte della parte storica raccontata nel libro è frutto di conoscenza che avevo già acquisito nel corso degli anni, un'altra parte, però, è scaturita da ricerche e approfondimenti specifici messi in essere durante la stesura del romanzo stesso.



Infatti, sono tutti dettagli che, generalmente, pochi approfondiscono e conoscono; il tuo libro mi ha piacevolmente stupita anche per questo, perché quelli che possono sembrare dettagli insignificanti della vita di Adolf Hitler fanno capire un po’ di più la sua follia. Quindi, mi viene da chiederti quanto tempo, indicativamente, hai impiegato nella stesura del romanzo?



Per scrivere questo libro ho impiegato due anni. Non essendo la scrittura la mia professione ma solo una piacevolissima passione, posso dedicarle solo una parte della giornata che, in genere, è quella serale. In questo modo, inevitabilmente, i tempi si allungano anche se credo fermamente che per fare un buon lavoro la fretta sia sempre una cattiva consigliera. C'è anche da aggiungere che, come capita spesso agli scrittori alle prime esperienze e poco conosciuti dal grande pubblico, terminata la stesura ci sia da fare tutto il lavoro di correzione, revisione, editing, un lavoro impegnativo che porta via molto tempo ma che, purtroppo, molte case editrici, sbagliando, snobbano, lasciandolo sulle spalle degli scrittori stessi.



Mi trovi d’accordo anche su questo, assolutamente! Forse addirittura il lavoro fatto dopo la prima stesura di un romanzo è ancora più lungo e impegnativo della scrittura stessa… e toglierei pure il “forse”.

Quindi, romanzo scritto, corretto, editato, qual è stato poi il percorso che ti ha portato alla pubblicazione? Avevi già pronta la casa editrice, la stessa con la quale hai già pubblicato gli altri tuoi libri, oppure ti sei affidato a un nuovo editore?



No, la casa editrice non è stata la stessa. Il primo libro l'ho pubblicato grazie alla casa editrice GoWare, mentre il secondo e il terzo con una casa editrice della mia città. Trovare un editore non è facile, bisogna essere pronti ad accettare molti rifiuti e anche a individuare i possibili "furbetti" che anche in questo ambiente, come in tutti del resto, non mancano di certo. È per questo che la ricerca di una casa editrice è un processo lungo, che richiede molta attenzione e che, spesso, può rivelarsi pieno di insidie per chi è ancora alle prime armi. Poi, in seguito, con un po' di esperienza alle spalle, si è in grado di fare scelte più oculate e che possono garantire l'adeguato sostegno a chi vuole intraprendere un percorso così arduo ma che, potenzialmente, può riservare molte soddisfazioni. Con l'esperienza si è in grado di evitare gli errori commessi in passato, e questo, forse, è l'unico vantaggio - o uno dei pochi - del tempo che passa!



Hai ragione, per uno scrittore esordiente la ricerca di una casa editrice seria può essere molto lungo e difficoltoso.

Per quanto riguarda il tuo futuro da scrittore, ci puoi svelare qualcosa?



Molto volentieri. Ho appena terminato la stesura del mio nuovo libro. Si tratta sempre di un romanzo storico, ma in questa occasione ho abbandonato la Germania per ambientarlo in Italia, durante la prima guerra mondiale, un periodo, a torto, poco conosciuto. Come hai ricordato giustamente anche tu, adesso viene la parte più difficile, quella della correzione e dell'editing, ma stavolta, con un po' di esperienza e di anni in più sulle spalle, posso dire che il lavoro sarà meno difficoltoso e soprattutto, più professionale, a vantaggio, in primo luogo, di chi vorrà leggere questo nuovo libro. Covid permettendo, mi piacerebbe pubblicarlo in prossimità del 24 ottobre, anniversario della battaglia di Caporetto - ampiamente descritta nel testo - speriamo che il virus me lo lasci fare!



Allora non posso che incrociare le dita per te, sarà un piacere leggere anche questo tuo libro (non prima di essermi messa in pari con i precedenti), anche perché tratta di una parte di storia che onestamente conosco poco anch’io.

A questo punto non posso che ringraziarti per avermi messo a disposizione un po’ del tuo tempo per questa chiacchierata. Ci vuoi lasciare con una citazione tratta dal tuo ultimo libro, “Il volo del canarino”, oppure raccontarci qualche curiosità in merito?



Una curiosità: la prima stesura non prevedeva il finale attuale. Inizialmente avevo immaginato un finale diverso, che mi piaceva molto poi, rileggendo il libro per le correzioni di prammatica, mi sono reso conto che non lo era, che non c'entrava nulla con il resto del romanzo; allora mi sono rimesso sotto e l'ho cambiato e credo proprio di aver fatto bene...



A me è piaciuto moltissimo il finale attuale… Proprio le ultime righe, le ultime parole, le ho ancora impresse in mente, ma non sveliamo nulla!

Grazie ancora e in bocca al lupo per il nuovo romanzo!



Grazie a te.




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