venerdì 12 febbraio 2021

Recensione: "Il volo del canarino" di Franco Casadidio

 



Titolo: “Il volo del canarino”

Autore: Franco Casadidio

Casa editrice: Morphema Editrice

Genere: romanzo storico

Pagine: 294

Prezzo: 15€ (solo cartaceo)

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Franco Casadidio, nato a Terni nel 1969, impiegato, è al suo terzo libro dopo “Quando arriverà la primavera” (GoWare Edizioni, 2015) una raccolta di cinque racconti ambientati in Baviera e “L’impronta del diavolo” (Morphema edizioni, 2016), la storia di due giovani affiliati alla cellula di Monaco di Baviera della R. A. F. (Rote Armee Fraktion) negli anni bui del terrorismo internazionale.

Appassionato di storia tedesca contemporanea, nel 2015, con il racconto breve “I ricordi del cuore”, si è classificato al primo posto del concorso letterario internazionale “Roma chiama Berlino”.

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Alcuni tra i più grandi avvenimenti storici della prima metà del ‘900 fanno da sfondo alla vicenda umana e sentimentale dei protagonisti, Jürgen, rampollo di una famiglia dell’aristocrazia Bavarese nonché ufficiale delle SS e Sara, ebrea per parte di madre, discriminata e perseguitata in base alle leggi di Norimberga varate da Hitler nel 1936.

Dalla firma della resa tedesca nel 1918 alla crisi del ‘29; dai primi anni del movimento nazista alla presa del potere nel gennaio del 1933. Dalla “notte dei lunghi coltelli” a quella dei “cristalli”; dai tentativi di assassinare Hitler fino alla disfatta finale, passando attraverso la Conferenza di Wannsee e l’assassinio di Heydrich, ogni episodio, raccontato con precisione storica, vede partecipi a vario titolo i protagonisti del romanzo, in un’avvincente narrazione che si concluderà solo a metà degli anni ‘80.





Il volo del canarino” di Franco Casadidio è un libro che tratta di storia contemporanea e non solo. Ambientato nella Germania di Adolf Hitlier, ci viene narrato in dettaglio il periodo che va dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino a oltre la fine della Seconda, con uno stile narrativo che personalmente ho apprezzato moltissimo. Dalla semplice lettura di questo libro si evince la passione dell’autore per quel determinato periodo storico, nonché la grande ricerca che ci sta dietro alla stesura di questo romanzo. Forse è stato proprio quest’ultimo dettaglio a farmi appassionare al libro in questione: la ricchezza e la veridicità della narrazione. Da appassionata di quel periodo storico, ho letto davvero decine e decine di libri sull’argomento, da autobiografie a libri più specifici, di conseguenza ho letto “Il volo del canarino” con cognizione di causa e con occhio critico per quanto riguarda i dettagli storici e non posso che complimentarmi con l’autore per la ricostruzione storica davvero accurata e attenta, senza però rendere questo libro un mattone, anzi, espone fatti storici esatti con una semplicità e scorrevolezza da invidiare.



Grazie a Franco Casadidio, ho vissuto per qualche giorno nel Terzo Reich del Führer, l’ho visto ascendere al potere, mi sono arrabbiata come mi capita sempre quando penso a come un solo uomo – un piccolo e insignificante uomo dagli ideali meschini e sbagliati – sia riuscito a tirare dalla sua parte così tanti seguaci, così tanti giovani soldati che davvero credevano di servire la Patria, che schierandosi dalla parte di quell’omuncolo baffuto avrebbero contribuito alla rinascita della Germania (che versava in condizioni piuttosto precarie in seguito alla sconfitta subita nella Grande Guerra). Esattamente come pensò Jürgen von Schotze, protagonista maschile del romanzo.



Oltre allo stile di scrittura davvero coinvolgente di Franco Casadidio, quello che mi è piaciuto ancora di più di questo libro è stata la storia d’amore di fondo. È un libro che parla di storia, del periodo più buio della storia europea, nonché mondiale, ma in tutta quella devastazione, in tutto quell’orrore, l’autore è riuscito a incastrare e narrare con completezza di dettagli una storia d’amore travagliata, inusuale. La storia d’amore tra un ufficiale delle SS e un’ebrea, una mista di primo grado, come veniva chiamato all’epoca chi aveva due nonni ebrei. Un amore nato in tenera età, un amore semplice – come avrebbe dovuto essere – tra una ragazza e un ragazzo qualunque, che sognavano di sposarsi e creare una famiglia loro, sogno di tanti innamorati e che niente e nessuno dovrebbe mai riuscire – e nemmeno provare – a togliere. Ma Adolf Hitler non era un “nessuno” qualunque, lui era il Führer.



Sara e Jürgen, come dicevo, nascono nella Baviera e crescono praticamente insieme; a tutti è ben visibile il sentimento che li unisce, sin da tenera età. Jürgen, figlio di un ufficiale della Reichswehr, decide di arruolarsi nelle Schutzstaffel (SS – Squadre di protezione), convinto di fare la scelta giusta, convinto di dare in questo modo il suo contributo nella realizzazione del sogno di ogni tedesco: rendere la Germania grande. In questo modo, però, il giovane soldato si guadagna l’astio del padre, un po’ per non aver seguito le orme della famiglia, un po’ perché la vede lunga, perché fiuta da distante il disastroso finale al quale giungerà il Reich del Führer; ma il giovane non è altro che uno dei tanti ragazzi ai quali Adolf Hitler è riuscito a fare il lavaggio del cervello. Sarà pur stato “l’imbianchino austriaco”, sarà pur stato un nessuno qualunque, indigente e insoddisfatto della vita, ma aveva delle abilità oratorie a dir poco incommensurabili e, questo dobbiamo riconoscerglielo, ha saputo far leva sui problemi che la popolazione tedesca stava vivendo in quel momento per tirarla dalla sua parte, riuscendoci.



Sara, dal canto suo, era figlia del Borgomastro della città, amato e stimato dalla comunità e soprattutto dalla propria figlia. Era una ragazza come tante altre, non aveva nulla si speciale, se non quella metà di sangue ebreo, infatti la madre lo era. Quando Jürgen le confessò la decisione presa, quella di arruolarsi nelle SS, per lei fu un giorno di amarezza, stava già capendo come sarebbe andata a finire per chi aveva un po’ di sangue ebreo nelle vene, anche se nessuno, nemmeno lei, avrebbe mai potuto immaginare una tale devastazione.



I due si perdono di vista per un po’, Jürgen impegnato nella guerra e nell’avanzare di grado e Sara preoccupata delle leggi che ogni giorno di più limitava le sue libertà, come quelle di milioni di ebrei.



Per farvi capire la complessità della loro storia d’amore e del periodo storico che stavano vivendo, vi voglio riportare alcune parti del libro, quelle che mi sono rimaste nel cuore e che difficilmente abbandoneranno la mia mente:

So di aver fatto scelte sbagliate ma ora sono un altro uomo, un uomo diverso, che ha capito i propri errori e vuole porvi rimedio. Io salverò te e tante altre persone, se Dio vorrà. Poi, finita la guerra, verrò a riprenderti, ovunque tu sarai, e ti porterò via con me, perché la mia vita è accanto a te, così come la tua è vicino a me.”

Questa sono le parole di Jürgen, parole alle quali Sara stenta a credere, e fanno capire esattamente la portata del sentimento che l’ufficiale prova per la ragazza, nonché la difficoltà di vederlo realizzarsi. Sempre Jürgen dice anche un’altra frase che mi è rimasta impressa e che sottolinea ancora una volta il dolore con cui quest’ultimo si vede strappato quell’amore:

[…] ricorda: ovunque sarai, in qualsiasi modo finirà questa maledetta guerra, se sopravvivremo, io verrò a riprenderti e non ti lascerò più per tutto il resto della mia vita!”



Il volo del canarino” è un libro importante, che va trattato come tale, che va letto con cognizione di causa, perché non riporta soltanto una storia d’amore vissuta in tempi difficili, bensì quei tempi difficili riesce a farli vivere al lettore. Contiene alcune scene difficili da digerire, facilmente immaginabili, grazie alla bravura dell’autore, tuttavia che restano impresse nella mente del lettore. Ma si tratta di immagini reali, scene realmente accadute e che tutta la popolazione mondiale dovrebbe conoscere. Questo libro non racconta soltanto il dramma di un’ebrea, ma quello di milioni di suoi simili, perseguitati e uccisi solo per il proprio credo religioso, parliamo di bambini che ancora non sapevano il significato della religione, innocenti che magari quel credo non l’avevano mai praticato e che, anche se l’avessero fatto, non avrebbero comunque meritato di morire. E non racconta soltanto il dramma di un ufficiale delle SS che si è reso conto troppo tardi degli sbagli che aveva fatto, ma i retroscena di tutto ciò, il coinvolgimento dell’Abwehr (servizi segreti) e il desiderio di porre rimedio alle scelte fatte. Questo è indubbiamente un libro che andrebbe fatto leggere sui banchi di scuola, e non è un’esagerazione la mia, perché racconta fatti che tutti noi abbiamo studiato, in un modo così semplice e diretto da arrivare al cuore e alla mente del lettore e restarvi impresso.

Infine, ci tengo a ringraziare l’autore, Franco Casadidio, per avermi fatto leggere il suo libro, per essersi fidato di me per quanto riguarda questa recensione e per accordarmi l’intervista che tra pochi giorni potrete leggere su questo blog. Custodirò questo libro con cura e lo farò leggere con piacere a mio figlio, appena ne avrà l’età, perché – ricordate! – soltanto mantenendo vivo il ricordo di quel periodo così buio della storia dell’umanità si può evitare che la storia si ripeta.

A cura di Elena Daniela P.


A volte sono i piccoli gesti che fanno grande un uomo [...]”



La grandezza dei vincitori si rivela anche dalla magnanimità con la quale trattano i vinti!”



L’amore ti sceglie e, quando ti ha scelto, non ti lascia più, non importa ciò che accade.”



La storia renderà giustizia a questa nazione ed al suo popolo e tutti, presto o tardi, dovranno accettare il fatto che i tedeschi non erano tutti nazisti e che tra tanti carnefici c’erano anche delle brave persone […] che hanno lottato per salvare la vita di migliaia di innocenti.”


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